LaVer ità Anno II Numero 24 www.laverita.info Euro 1O Quid est veritas? O QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 29 gennaio 2017 y(7H I1B4* LMNKK R( +/!" !=!$!} NON È UN POSTO PER VECCHI (NÉ PER ITALIANI) Si chiama pronto soccorso ma aspetti 17 ore Il 50% di chi vi arriva è fatto di malati immaginari: 1 su 3 immigrati, 1 su 5 residenti di STEFANO LORENZETTO n Se il soccorso non è pronto, perché lo chiamano pronto soccorso? Chi abbia avuto la sfortuna di ricorrervi, sa già come funziona: ti siedi e aspetti. Una, due, quattro ore, un intero pomeriggio, non di rado fino a notte inoltrata. Al pronto soccorso diventi un colore legato all’urgenza. I burocrati lo chiamano triage. Bianco: non hai un tubo (quindi che ci fai lì?). Verde: fuochino. Giallo: fuoco (dolore intenso, parziale compromissione delle funzioni cardiocircolatorie e respiratorie). Rosso: incendio (trauma gravissimo, pericolo di vita). Molti lo ignorano, ma nell’iride nosocomiale compaiono anche altre varianti cromatiche. Arancione: sei contaminato (te ne accorgi subito, perché i medici indossano uno scafandro e ti si fa il vuoto intorno). Blu: funzioni vitali compromesse, devono defibrillarti. Nero: sei morto, quindi puoi aspettare per s e m p re. Lì, al pronto soccorso, non vale nemmeno il metodo che mi fu enunciato da Enzo Biagi: «Ricorda che la parola d’ordine, quando entri in un ospedale, è una sola: “Chi conosci?”». Infatti la vigilia di Natale in cui si fratturò un braccio la sua addetta stampa, la accompagnò al pronto soccorso dell’ospedale Gaetano Pini di Milano, dicendole: «Vieni, Annina, usiamo la mia faccia». Qualche esperienza familiare al pronto soccorso l’ho avuta anch’io. Mentre spolverava un quadro di grandi dimensioni, mia moglie ebbe la pessima idea di farsi cadere su una tibia il vetro (...) segue a pagina 11 GOVERNO FAMELICO I disabili trasformati in tassa Il Jobs act di Renzi scarica il welfare sui privati: da febbraio le 100.000 aziende che contano tra i 15 e i 35 dipendenti obbligate ad assumere un handicappato di MAURIZIO BELPIETRO n Oddio, Trump fa sul serio. L’altra sera in tv l’ex direttore dell’Un ità , Furio Colombo, aveva un diavolo per capello cotonato. Senza che il povero conduttore della trasmissione riuscisse in alcun modo ad arginarne lo sfogo, l’uomo che per una vita è stato il rappresentante della Fiat in America ha elencato tutte le malefatte del nuovo presidente degli Stati Uniti. In cima alla lista ovviamente figurava il muro al confine con il Messico, ma subito dopo non sfiguravano i provvedimenti per abolire l’Obamacare, ossia l’assistenza sanitaria imposta per legge e a pagamento, la polemica con i giornali (quegli stessi quotidiani che in maggioranza lo avevano attaccato durante tutta la campagna elettorale), i dazi nei confronti dei prodotti d’importazione, le nuove regole sull’immigrazione e così via. «In tre giorni ha già firmato tutto questo», urlava Colombo in tv, «e senza passare dal Congresso, senza interpellare il suo partito». Inutile ricordare all’ex direttore dell’ex quotidiano comunista che Trump sta attuando semplicemente quello che ha promesso a chi lo ha votato e che il presidente degli Stati Uniti è stato eletto proprio perché in campagna elettorale aveva assicurato che avrebbe rotto con il sistema. Per l’uomo che negli Usa era il punto di riferimento di Gianni Agnelli (ma poi si è scoperto che lo era anche dei compagni pur essendo presidente di una banca a Nassau, Bahamas), il nuovo inquilino della Casa Bianca ha pure il difetto di firmare come Walt Disney, che, immaginiamo noi, per un uomo politico deve essere la peggiore delle nefandezze. (...) segue a pagina 5 IL BESTIARIO Quelle storie terribili dei «miei» ebrei e della Balilla nera che li portava via di GIAMPAOLO PANSA n Nella mia città, Casale Monferrato, i primi ebrei arrivarono dalla Spagna, passando attraverso la Provenza. L’anno era quello della scoperta dell’America, il 1492. Ci vollero altri 100 anni perché un editto di Guglielmo duca di Mantova e del Monferrato concedesse agli ebrei casalesi di erigere una sinagoga. Il tempio, il più bello di tutto il Piemonte, venne inaugurato nel 1595: stava dove sta ancora oggi, in un vicolo del centro cittadino che poi verrà intitolato a Samuele Olper, rabbino veneziano nonché patriota. I problemi cominciarono grazie ai Savoia. Non erano certo dei sovrani liberali e imposero agli ebrei piemontesi «il segno» per rivelare (...) segue a pagina 9 di FRANCESCO BORGONOVO n Lo aveva promesso in campagna elettorale, ora lo ha fatto. Con un ordine esecutivo, Donald Trump ha stabilito dei limiti molto rigidi all’i n g re s s o di stranieri negli Stati Uniti. Stop di 120 giorni ai visti per i profughi e blocco totale per chi arriva da sette Paesi musulmani a rischio terrorismo. Il presidente americano ha rotto un altro tabù. a pagina 4 Trump chiude la porta ai musulmani Stop di 120 giorni ai visti per i profughi. E da sette Paesi islamici nessuno potrà più arrivare in America «La tv e i social ci peggiorano Non siamo mai stati così soli» EUGENIO BORGNA di MAURIZIO CAVERZAN alle pagine 18 e 19 Il cachet stellare costa migliaia di insulti sul Web al presentatore CARLO CONTI di GIORGIO ARNABOLDI a pagina 15 di CLAUDIO ANTONELLI n Il governo arriva a trasformare i disabili in una tassa e a scaricare sulle aziende quello che dovrebbe essere un sacrosanto dovere pubblico. Con il Jobs act approvato da Matteo Renzi, da quest’anno diventa automaticamente obbligatoria l’assunzione di un disabile per tutte le imprese che superino i 15 dipendenti. I titolari non in regola hanno tempo sino alla fine di febbraio per procedere a un’a ssunzione su chiamata oppure per rivolgersi agli uffici di collocamento. Pena? Sanzioni severissime. La legge del 1999 prevedeva multe decisamente inferiori (...) segue a pagina 3 SCISSIONE IN CORSO D’Alema fa la colletta per rompere il Pd di LUCA TELESE a pagina 7 CAMBIO DI ROTTA LA RICETTA CHE SERVE ALL’ITALIA: VAGLIARE I MIGRANTI
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